… secondo i consigli di Giovanni Bertolini!

Premesso che il collezionista, naturalmente anche quello tematico, è libero di raccogliere ciò che vuole e come vuole, c’è da precisare che deve essere pronto a rispettare delle regole particolari se un giorno decidesse di partecipare ad una Mostra filatelica a concorso.

Ma, al di là della conoscenza dei regolamenti che può sempre avvenire a tavolino, il suggerimento immediato che si può dare al filatelista intenzionato a questo salto è quello di recarsi a veder una mostra filatelica, di qualsiasi importanza, che si tenga nella sua città o nelle vicinanze per avere un’idea di ‘cosa si tratti’. Un paio d’ore trascorse nei saloni delle mostra valgono molto di più di cinque pagine sull’argomento.

Poi, attraverso le riviste filateliche o il proprio circolo filatelico, informarsi delle manifestazioni filateliche già programmate e decidere, con almeno sei mesi di anticipo, a quale partecipare per il proprio debutto ‘competitivo’.

Deciso ciò, il nostro collezionista dovrà cominciare a lavorare alla sua collezione e, nei limiti del possibile, cercare di avere contatti con un collezionista più esperto, non necessariamente dello stesso campo, per avere dei suggerimenti e delle indicazioni corrette sull’impostazione del proprio lavoro fin dall’inizio.

Poi si arriva all’iscrizione, all’invio della collezione, ed alla mostra vera e propria, col giudizio finale della Giuria.

Una prima ed unica raccomandazione che è valida per tutta la carriere di un filatelista ‘espositore’: ricordarsi sempre innanzitutto che la Filatelia è un divertimento e poi che le Giurie cambiano per cui il giudizio dato da una di esse in un una certa occasione non necessariamente deve coincidere con quello dato successivamente da una altra in un’occasione diversa.

Ogni esposizione filatelica – sia essa tematica o di altre specializzazioni – è costituita da quadri, collezioni, inaugurazione, visitatori, patemi d’animo e premiazione. Per chi espone, le cose più importanti sono due: la sistemazione data ai fogli della propria collezione e la breve cerimonia con la quale, dopo le solite quattro chiacchiere conclusive, vengono distribuite coppe, targhe e medaglie.

Nonostante sia molto diffuso l’atteggiamento apparentemente noncurante – “ho partecipato solo per divertimento”, “figurati se m’interessa il premio” e così via –, è inutile negare che il premio costituisce una meta davvero agognata.

Fortunatamente, tuttavia, esso non costituisce il solo stimolo a partecipare, a migliorare i propri elaborati e a darsi da fare, filatelicamente parlando. Non per tutti, almeno. Va da sé che, anche in questi casi, il premio conserva la propria importanza, tanto che (ne sono sicuro) nessuno potrebbe affermare l’equivalenza – in termini di soddisfazione personale – tra una medaglia d’oro ed una di vermeil.

Le poche righe che seguono, lungi dalla pretesa di esaustività, vogliono fornire alcuni consigli per quanti intendono avvicinarsi, o che si sono avvicinati da poco, alla filatelia in generale e a quella tematica in particolare.

Nonostante in questi ultimi anni si sia scritto molto sulla filatelia tematica, esiste ancora una certa confusione. Ancora oggi, infatti, si sentono dire frasi del tipo: “Io faccio i treni”, “Io colleziono le auto”, “Io colleziono gli uomini illustri”, “La mia tematica è composta da tutti i francobolli del calcio” e via di questo passo. Niente di più sbagliato. La vera “Tematica” è tutt’altra cosa. La collezione tematica – lo dice la parola stessa – sviluppa un tema con l’ausilio di francobolli ed altri pezzi filatelici; potendo infatti questa definirsi come quella branca della filatelia i cui elaborati sono ordinati secondo un tema o lo sviluppo di un’idea, ne consegue che nel suo interno esistono molti modi di sviluppare e presentare le collezioni.

Dopo aver definito chiaramente il tipo e il modo della propria collezione, bisogna cercare l’occorrente (francobolli, interi, annulli, affrancature meccaniche, ecc.) per poterla realizzare. Va ricordato che non esiste solo il commerciante di fiducia, ma che anzi il materiale deve essere ricercato dappertutto, frugando qua e là nei convegni, presso i corrispondenti, nelle aste pubbliche, tenendo sempre presente che la completezza in filatelia non esiste e che c’è sempre moltissimo materiale da scoprire. Una volta raccolto il materiale occorrente, bisogna passare alla fase pratica, vale a dire il montaggio dello stesso sui fogli. Ad ogni modo, è consigliabile far precedere tale fase da una consistente frequentazione di mostre, siano esse internazionali, nazionali, regionali o parrocchiali: tutte possono suggerire idee, spunti e confronti con ciò che si ha in mente di fare. Visionando le collezioni degli altri, tutti noi potremo arricchire il nostro sapere filatelico, anche quando saremo stati considerati unanimemente “bravissimi”.

Montata la collezione, prima di esporre, sarà opportuno conoscere le “regole del gioco”. Contrariamente a chi colleziona “per diletto”, che può collezionare come e cosa vuole, il collezionista che decide di prendere parte ad una manifestazione a concorso non può esimersi dal rispettare determinate regole. I famigerati – e temutissimi – giurati valuteranno le collezioni conformandosi ad un Regolamento scritto che tutti possono avere, consultare e imparare a memoria. È notorio che qualsiasi attività pubblica usufruisce dei propri regolamenti, per conseguire la massima uniformità di giudizio su regole sempre uguali: ne esistono nel gioco del calcio e nelle mostre ornitologiche, nella corsa con i sacchi e nel tiro alla fune. Esistono anche in filatelia: si possono discutere, addirittura contestare, ma non si possono ignorare. Tutt’al più, si può ragionevolmente sperare di trovare giudici in grado di applicare con una certa dose di buonsenso quelle regole. Sic stantibus rebus, resta comunque il diritto di ogni espositore ad informarsi – prima di esporre – sulla composizione della Giuria.

Vediamo dunque le regole che la Federazione Internazionale di Filatelia (FIP) ha stabilito per determinare punteggi e criteri di valutazione, con le quali la Giuria valuta le partecipazioni dei collezionisti:
Svolgimento: punti 35
 1 Titolo e piano: punti 15
 2 Sviluppo del tema: punti 15
 3 Innovazione: punti 5
Conoscenze, ricerche e studio personale: punti 30
 1 Conoscenze tematiche: punti 15
 2 Conoscenze filateliche: punti 15
Condizione e rarità: punti 30
 1 Condizione: punti 10
 2 Rarità: punti 20
Presentazione: punti 5

In conformità a questi punteggi vengono stabiliti i livelli di medaglia da assegnare nei vari tipi di mostre, come si può vedere chiaramente nella sotto indicata tabella.

MedagliaInternazionaleNazionale/EQ
Oro grande9590
Oro9085
Vermeil grande8580
Vermeil8075
Argento grande7570
Argento7065
Bronzo argentato6560
Bronzo6055
Diploma5550

Chiarito il meccanismo della valutazione, è bene passare in rassegna singolarmente le diverse voci che concorrono alla determinazione del punteggio finale.

Lo svolgimento
Comprende il titolo, il piano, lo sviluppo del tema e l’innovazione. È la sezione che racchiude le maggiori difficoltà, ma d’altre parte è indispensabile. Personalmente ho sempre sostenuto che le nostre collezioni debbano essere accompagnate da un piano il più dettagliato possibile. Esso deve chiaramente indicare a chi giudica – ma anche ai visitatori che guardano – quello che l’espositore ha voluto mostrare. Inoltre non bisogna dimenticare che un piano bene articolato favorisce il collezionista stesso, dandogli una guida che gli impedirà di andare fuori tema e, nello stesso tempo, lo costringerà ad approfondire quelle parti del discorso che, almeno inizialmente, sembravano più deboli. Ovviamente alla base di tutto questo dovrebbero esserci un interesse del collezionista e una buona conoscenza dell’argomento che, molte volte, dovrà essere approfondita con opere specializzate.

Una volta scelto il soggetto è necessario trovare un titolo alla collezione e stilare il piano della stessa.

In pratica il collezionista deve costruire una storia personalissima su quei particolari aspetti del suo tema e lo fa servendosi del materiale filatelico che, nel frattempo, avrà raccolto. La storia rifletterà ovviamente la personalità del collezionista, la sua sensibilità, la sua visione dei fatti e le sue conoscenze; insomma sarà una sua interpretazione soggettiva di quanto andrà a raccontare.

Parliamo di ”Titolo” e ”Piano” perché sono due componenti della stessa entità:
– il Titolo rappresenta la sintesi massima del piano
– il Piano deve illustrare la “storia” che si è deciso di raccontare filatelicamente.

Il ‘piano‘ deve avere uno sviluppo logico che segua un “filo” conduttore, considerando i fatti da documentare, l’ambiente ed il contesto nel quale si sono verificati, le loro cause ed i loro effetti. Deve poi coprire tutti i principali aspetti dell’argomento scelto, così come anticipato, nella sua estrema sintesi, dal titolo della collezione. Infine il piano deve essere equilibrato in tutti i suoi capitoli, divisioni e suddivisioni, in base alla loro importanza tematica.

Tutto ciò viene annunciato nella prima pagine della collezione, che viene chiamata la “Pagina del piano”: essa presenta la struttura del piano e costituisce la migliore occasione per l’espositore per presentare il suo lavoro a giurati e pubblico.

Di seguito viene presentato, a mo’ di esempio, il ‘Piano’ di una famosa collezione tematica sulla montagna:
”Il Mondo delle Alpi”
1. Testimonianze delle origini delle Alpi
2. I molteplici aspetti del paesaggio alpino
3. Flora e Fauna delle Alpi
4. Traffici e Servizi postali nel bacino alpino
5. Economia ed Industria della regione alpina
6. Tradizioni e costumi delle popolazioni alpine
7. Famosi abitanti ed ammiratori della Alpi
8. Le Alpi, la più vasta area per il tempo libero in Europa

Per quanto concerne lo sviluppo, è evidente che bisogna necessariamente disporre di materiale adatto. Questa affermazione, che a prima vista può sembrare banale, non lo è per niente. Talvolta, infatti, il collezionista deve ricorrere a quei soggetti secondari, presenti sui francobolli e sugli altri documenti postali, per lo svolgimento organico del tema prescelto. Infatti, è l’osservazione del piano che permette di accorgersi in quale misura il tema è stato sviluppato. In altre parole, un perfetto sviluppo non deve far capire a chi giudica se è stata la disponibilità del materiale a documentare i vari capitoli, oppure se è stato l’argomento a dettare il piano.

Sempre per un perfetto sviluppo, i pezzi filatelici vanno inseriti nel punto giusto, imposto dallo svolgimento del tema. In questo modo si viene a creare una perfetta simbiosi sviluppo-materiale in modo che, nel caso in cui il collezionista voglia cambiare posizione anche ad un solo pezzo filatelico, il discorso illustrato dal piano ne viene danneggiato. In poche parole, il perfetto sviluppo del piano deve mostrare, senza forzature, il materiale esposto e, nello stesso tempo, il materiale filatelico deve sostenere la logicità del piano.

Consiglio, infine, di non esitare, soprattutto a chi ha intenzione di esporre la propria collezione, ad affrontare le difficoltà del tema cercando un’idea davvero originale che possa attirare l’attenzione dei visitatori e – perché no? – anche quella della Giuria. Se poi all’originalità si associa anche una certa innovazione creativa e si fa viaggiare il tutto in perfetta sintonia con la ricerca tematica, ne conseguirà un risultato sicuramente ottimale. Per concludere, il piano deve essere il più personale possibile e non deve in alcun modo seguire la scia di altre collezioni già note.

Le conoscenze
Le conoscenze filateliche e tematiche di un collezionista vengono valutate in base alla presenza in collezione – oltre ai francobolli che sono e rimangono sempre l’elemento principale di ogni tematica – di altri elementi filatelici come lettere, annulli, interi postali, timbri postali, affrancature meccaniche, ecc. che, dato lo spazio limitato, mi è impossibile prendere singolarmente in esame. Accanto ai francobolli, dunque, esiste altro materiale non meno importante. È compito del collezionista valutarne l’opportunità e le modalità di utilizzo. Il collezionista deve far capire a chi giudica che proprio in virtù delle proprie conoscenze quel certo francobollo, o quel certo documento è stato inserito al posto di un altro, o che è stato preferito ad altri perché ritenuto più importante.

Considerando che una collezione da competizione è, di solito, una selezione di un elaborato più ampio, i fogli esposti devono chiaramente indicare che l’autore conosce tutto, o quasi, il materiale che esiste sul proprio tema e che quello che ha mostrato è, a suo giudizio, il migliore per il suo sviluppo e la sua valorizzazione.

Inoltre – nei casi in cui il tema trattato lo consenta – un piccolo studio filatelico, ovviamente senza eccessive forzature, dedicato ad un francobollo o a qualsiasi altro documento postale, aggiunge sempre qualcosa alla propria raccolta.

Le condizioni e le rarità
Lo stato di conservazione (‘condizione‘) dei pezzi filatelici riguarda quasi esclusivamente il materiale di una certa vetustà. Considerando ciò è sempre opportuno ricordare quanto affermava il grande studioso filatelico Renzo Bernardelli: “Il denaro va e viene, ma la qualità rimane”; quando infatti spendiamo i nostri soldini in materiale antico, bisogna prestare molta attenzione alla freschezza del pezzo se si tratta di un documento, e alla centratura, alla gomma e all’intensità del colore se si tratta di un francobollo. In pratica sono questi due elementi che determinano una maggiore o minore valutazione da parte dei Giurati. Ad ogni modo, al materiale di particolare pregio, o del quale è nota l’esistenza di falsificazioni, la firma di un perito “serio” servirà a togliere dall’imbarazzo la Giuria.

Ed eccoci alla “rarità” o “valore”. Qui, a mio avviso, bisogna fare una certa distinzione. Un pezzo raro deve essere necessariamente costoso? Vediamo un po’ di chiarire i termini con qualche esempio, limitando il discorso ai soli francobolli. Conosciamo tutti il costo di un “Gronchi rosa”, ma sappiamo anche che, soldi alla mano, lo possiamo acquistare in quasi tutti i negozi di filatelia. Mi pare evidente che questo francobollo non è per niente “raro”, ma solo costoso. Per chiarire meglio il concetto posso citare alcuni esempi personali. Più di una volta ho avuto bisogno, per completare e sviluppare adeguatamente un certo discorso tematico, di alcuni francobolli di basso valore commerciale. Ebbene, ho incontrato enormi difficoltà nel procurarmeli, e non sempre ci sono riuscito. È ovvio che esistono anche dei francobolli che, a parità di costo, sono l’uno molto difficile da trovare, e l’altro molto meno. Nel primo caso viene riscontrata una certa “rarità di reperimento”, nel secondo una certa “rarità di costo”. Chi giudica starà molto più attento nel rilevare la presenza di materiale “difficile” da reperire di quanto non farà alla presenza di materiale di larga disponibilità, anche se costoso, e specialmente se il suo inserimento nella collezione sembra più un futile pretesto che non come conseguenza di discorso logico più ampio e coerente.

Per approfondire utile l’intervento di Paolo Guglielminetti fatto in occasione di Vastophil 2015 che potete scaricare da qui.

La presentazione
L’attuale regolamento FIP assegna alla presentazione soltanto cinque punti. Questa voce, anche se poco remunerata, è di estrema importanza nel contesto generale della valutazione. Una buona presentazione, infatti, predispone favorevolmente la Giuria, mentre una presentazione improvvisata e approssimativa ha un effetto deleterio per le altre voci di giudizio. Oggi – considerando le attuali tecnologie – parlare di bella presentazione è quasi superfluo, ma esistono anche qui alcune regole, e chi si accinge a montare una collezione da esposizione è bene che le consideri attentamente.

Il colore dei fogli, per esempio, non deve essere di una tinta molto violenta: non esistono regole precise e la maggior parte dei collezionisti sceglie il foglio bianco, oppure una tinta neutra poco appariscente. Anche per la dimensione dei fogli non esiste alcuna prescrizione: si può andare dal foglio in A/4, in verticali o orizzontale, ai fogli ’Marini’; dal grande formato 42 x 29,7 a quello quadrato, 30 x 30.

Tempo addietro i collezionisti usavano contornare i fogli con fregi, figure allegoriche ed altro; questa abitudine è andata pian piano scemando, al punto che oggi la stragante maggioranza non usa più neppure la bordatura. È questa, una soluzione ottimale, anche perché sono del parere che i vari fregi facciano passare in secondo piano il materiale esposto, mentre dovrebbe avvenire il contrario. Quanto al corpo del testo, oggi quasi tutti utilizzano il computer. Personalmente preferisco le didascalie con due diversi caratteri, in modo che si possa separare il testo tematico da quello filatelico. Le didascalie devono essere molto semplici e concise. Va evitato il più possibile il ricorso ad aggettivi inutili, le frasi vanno ridotte all’essenziale proprio perché sono i francobolli e i documenti, non il testo, per quanto forbito esso sia, a formare la collezione. In linea puramente teorica, la raccolta, con il solo piano, e senza nemmeno una riga di testo, dovrebbe essere compresa da chi guarda essendo il materiale esposto, inserito al posto giusto, a fare esso stesso da testo.

Tornando alle considerazioni generali, bisogna ammettere che ciascuno di noi reputa la propria collezione bella se non bellissima. Tutto questo è naturale, trattandosi del migliore risultato che siamo stati in grado di produrre fino a quel momento. Comunque vale la pena ricordare che gli altri possono anche non pensarla così. I giurati, per quanta esperienza possano avere e per quanta attenzione possano dedicare alla nostra collezione, non potranno mai rendersi conto dei motivi dettagliati di ogni nostra scelta. Quindi mettiamo in preventivo anche un giudizio diverso da quello che ci auguriamo: questo atteggiamento aiuta a proteggersi dalle delusioni.

Un altro consiglio è quello di non lasciare ammuffire in un album la neonata collezione, magari cullandosi sugli allori di un buon successo espositivo. Niente di più sbagliato: la collezione la si prepara e la si porta alle esposizioni, ma andrà continuamente sottoposta a modifiche e revisioni, per non vederla invecchiare sotto i propri occhi. Si inserirà un pezzo nuovo, trovato nel frattempo; si sostituirà parte del materiale con altro di qualità superiore: in sintesi, si metteranno in pratica quei consigli e pareri altrui che in un primo tempo ci hanno magari infastidito, ma che in definitiva si sono rivelati molto utili. Non saprei dire quante volte va rifatta una collezione prima che essa raggiunga un livello ottimale, né ogni quanto tempo e in quali occasioni vadano apportati ritocchi. Se può essere di conforto, io ho rifatto ben dodici volte una delle mie collezioni: quasi un piccolo record…! Ad ogni modo, è bene ricordare che la costruzione di una collezione da esposizione non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza.

Per far questo in modo ottimale occorre buon senso, studio, ricerca, materiale (soldi), tempo libero e, soprattutto, una grande voglia di divertirsi!